La trama (presa qui): sono passati quattro anni da quando Vianne Rocher e la figlia Anouk
hanno lasciato il paese di Lansquenet. Hanno peregrinato di villaggio in
villaggio, senza mai trovare stabile dimora: lo scandalo e le
chiacchiere le hanno seguite, perseguitate, minacciate pericolosamente,
ancora di più da quando Vianne ha dato alla luce la piccola Rosette.
Alla fine hanno trovato rifugio e anonimato a Montmartre a Parigi e qui
si sono rifatte una vita, assumendo un'altra identità. Poi nella loro vita
compare Zozie de L'Alba, la donna con le scarpe rosse, e tutto cambia.
Zozie è tutto quello che era una volta Vianne: bella, solare e
misteriosa. Offertasi di aiutare Vianne in negozio, ben presto lo
trasforma pezzo per pezzo, e conquista la fiducia di Anouk e Rosette. Spietata, ambigua e seducente, Zozie ha un piano: distruggere la vita di
Vianne, portandole via quello che ha di più caro. E mentre tutto quello
che ama è in pericolo, Vianne deve scegliere: fuggire, come ha fatto
tante volte prima, oppure affrontare il nemico.
Il sequel di "Chocolat" non delude: la trama, originale e mai scontata, l'atmosfera di Montmartre, carica di suggestione, e la narrazione divisa tra tre voci in prima persona, rendono questo libro scorrevole e piacevole da leggere.
I protagonisti vengono descritti nelle loro mille sfumature. La magia e il cioccolato sono ancora una volta i protagonisti indiscussi nell'eterno conflitto tra bene e male, che vede una di fronte all'altra Vianne, che ha rinunciato a se stessa in cambio di una vita "normale", e Zozie, affascinante,
misteriosa e dal passato oscuro, pronta a tutto pur di impossessarsi della vita di Vianne: la magia diventerà l'arma con cui questa lotta sarà combattuta.
Chi ha letto e apprezzato "Chocolat" non resterà deluso da questa avvincente continuazione.
Baciarlo avrebbe solo peggiorato le cose. E così l'ho baciato, piccoli baci morbidi su tutta la faccia, togliendogli il cappello e togliendomi il cappotto, trovando la sua bocca con un tale sollievo bruciante. Per i primi minuti sono stata cieca, non pensavo a nulla. In quel momento esisteva soltanto la mia bocca, solo le mie mani sulla sua pelle erano reali. Il resto di me era immaginario: riprendeva vita nel toccarlo, a poco a poco, come neve che si scioglie. [...]
Da qualche parte nella mia mente sapevo che il piano non era questo, che tutto si sarebbe complicato oltre misura. Ma non riuscivo a fermarmi.
[...] ammettere con me stessa che certe cose semplicemente non si possono razionalizzare, che l'amore non è questione di scelta, che a volte non si può sfuggire il vento.
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