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martedì 7 giugno 2016

A proposito di libri.. "Dopo di te"

"Dopo di te" di Jojo Moies

La trama (presa qui): Louisa Clark, detta Lou, dopo la morte di Will Traynor, di cui si è perdutamente innamorata, si sente persa, svuotata. È passato un anno e mezzo ormai, e Lou non è più quella di prima. I sei mesi intensi trascorsi con Will l'hanno completamente trasformata, ma ora è come se fosse tornata al punto di partenza e lei sente di dover dare una nuova svolta alla sua vita. A ventinove anni si ritrova quasi per caso a lavorare nello squallido bar di un aeroporto di Londra in cui guarda sconsolata il viavai della gente. Vive in un appartamento anonimo dove non le piace stare e recupera il rapporto con la sua famiglia senza avere delle reali prospettive. Soprattutto si domanda ogni giorno se mai riuscirà a superare il dolore che la soffoca. Ma tutto sta per cambiare. Quando una sera una persona sconosciuta si presenta sulla soglia di casa, Lou deve prendere in fretta una decisione. Se chiude la porta, la sua vita continuerà così com'è: semplice, ordinaria, rassegnata. Se la apre, rischierà tutto. Ma lei ha promesso a se stessa e a Will di vivere, e se vuole mantenere la promessa deve lasciar entrare ciò che è nuovo.

Una storia carina scritta in modo scorrevole, anche se a tratti un po' forzata. Questo se non si pensa che è il seguito di un romanzo bellissimo come "Io prima di te" e il confronto con il primo davvero non regge. Mancano le emozioni e il coinvolgimento che la storia di Louisa e Will aveva regalato e mi chiedo se un seguito era davvero necessario.
Mi aspettavo di leggere la storia di una donna che cerca di ripartire con la propria vita dopo aver perso chi ha tanto amato. Invece la non-reazione di Luo è quasi irritante per una come me, che ha lottato con i denti e con le unghie per andare avanti, per superare un dolore così grande.

[...] i devastanti flashback, le notti insonni, le interminabili ricostruzioni in cui ropercorri la sequenza degli eventi nella mente, domandandoti se hai agito nel migliore dei modi, se hai detto le parole che avresti dovuto dire, se avresti potuto cambiare le cose o farle in modo anche solo leggermente diverso.

E a cosa serviva analizzare continuamente la proprio tristezza? Era come scavare in una ferita impedendole di rimarginarsi. Sapevo bene di che cosa avevo fatto parte. Sapevo qual era stato il mio ruolo. Perchè continuare a rivangare?

[...] il senso di colpa del sopravvissuto, il senso di colpa per non aver fatto abbastanza... Spesso è questo che ci impedisce di guardare avanti.

Come potevo dirle che perderlo era stato come essere attraversata da una lama che aveva aperto uno squarcio dentro di me, un doloroso, costante promemoria, un'assenza che non avrei mai potuto colmare?

Tutti noi ce la faremo. Ciascuno a modo suo.

Sapevo che il dolore può indurti a comportarti in modo che non potresti nemmeno lontanamente immaginare.

Ma c'era un sottile piacere nel farsi coinvolgere in un garbato flirt con un uomo attraente. era bello provare qualcosa di diverso dall'ansia o dalla rabbia muta, le due emozioni, che sembravano caratterizzare gran parte della mia quotidianità.

Impari a convivere con il dolore, impari a convivere con loro. Perchè sì, rimangono nel nostro cuore, anche se non respirano e non vivono più accanto a noi. Non è lo stesso dolore devastante che si prova all'inizio, il dolore che ti travolge e ti fa venire voglia di paingere nei posti sbagliati e di prendertela con tutti gli idioti che sono ancora vivi mentre la persona che amavi è morta. È qualcosa che impari a gestire. Come adattarsi intorno a un buco.

Qualche volta anche soltanto superare un giorno dopo l'altro richiede uno sforzo quasi sovrumano.

 [...] per andare avanti abbiamo il dovere di proteggere anche noi stessi.

Ci sarebbero state giornate belle e giornate brutte. Oggi era soltanto una di quelle brutte, una curva stretta da affrontare e superare.

[...] non devi essere triste solo per sentirti vicina a lui.

Avevo amato un uomo che mi aveva aperto un mondo ma non mi aveva amato abbastanza da decidere di restarci.

[...] andare avanti non significa che hai amato di meno mio padre, capito?

Devi vivere. E buttarti in ogni cosa cercando di non pensare alle ammaccature.

Questo non significava che avrei smesso di piangere Will, o di amarlo, o di sentire la sua mancanza, ma che la mia vita in un certo senso sembrava essere approdata di nuovo nel presente.

Questa è la vita. Non sappiamo che cosa succederà. Questo è il motivo per cui dobbiamo cogliere le occasioni finché possiamo.

[...] nessuno di noi può guardare avanti senza gettare uno sguardo indietro. Dobbiamo andare avanti portando sempre con noi le persone che abbiamo perduto. [...] portarle con noi non sia un peso impossibile da sopportare, un peso che ci tiene inchiodati nello stesso posto. Vogliamo che la loro presenza ci appaia come un dono.

[...] è normale sentirsi tristi, o sconfitti, o arrabbiati. È normale provare una miriade di sensazioni che gli altri potrebbero non capire, a spesso per lungo tempo. Ciascuno di noi ha il proprio percorso.

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