I protagonisti sono gli animali di una fattoria, che si ribellano e, dopo
aver cacciato il proprietario, tentano di creare un nuovo ordine basato sul concetto di uguaglianza. Presto però emerge tra loro
una nuova classe di tiranni, i maiali, che con la loro astuzia e il loro egoismo, si impongono in modo prepotente sugli altri animali più semplici d'animo. Gli elevati
ideali di uguaglianza e fraternità proclamati al tempo della
rivoluzione vittoriosa vengono traditi e, sotto la nuova dittatura, tutti gli altri
animali finiscono per conoscere gli stessi maltrattamenti e le stesse
privazioni di prima.
Il libro, edito nel 1945, è una metafora della società e risulta ancora attuale anche ad anni di distanza. Orwell, con un linguaggio semplice e diretto, nasconde le sue idee politiche all'interno di un racconto fantastico e ci presenta la sua critica per il comunismo e per
tutti i governi totalitari. È una fiaba che di adatta a qualsiasi tipo
di dittatura o di apparente democrazia, non solo contemporanei al periodo del regime
sovietico al quale Orwell si riferisce.
Non è una lettura banale, perchè ogni singola rappresentazione che si vuol far
immaginare al lettore è un chiaro invito dello scrittore all'aprire gli
occhi della propria mente, di non essere il popolo di pecore, cavalli, galline... che
tutti i potenti si aspettano di trovare.
Personalmente non l'ho apprezzato molto: pur cogliendo i riferimenti alla politica e apprezzando l'allegoria sul potere e chi lo esercita. l'ho trovato un po' noiso.
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